ELISABETTA DARIDA
Intolleranze Elementari
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Intolleranze Elementari copertina

Com’è nato “Intolleranze Elementari”

Sono venti i personaggi che sono venuti a cercarmi, spesso la sera o la notte, per raccontarmi la loro storia e le loro esistenze - commoventi, acide, tragiche, comiche - testimoniano di un dolore o un disagio legato a un’intolleranza subita o inflitta. Sono tutti diversi, ma accomunati dall’essere portatori del fardello umano. E come sempre avviene, arriva il momento in cui i personaggi prendono il sopravvento e non resta che farsi scrivano diligente nel riportare una vicenda che vive di vita propria, al di fuori di noi, a volte quasi malgrado noi. Mi sono trovata circondata da una piccola folla che a gran voce mi chiedeva di farmi portatrice delle sue istanze. Ho allora osservato queste vite mentre si incrociavano in modo più o meno consapevole - ciascuna con le proprie gioie, i propri dolori, manie e idiosincrasie - dando vita a un intreccio di relazioni che vanno oltre il singolo individuo, formando il grande e sfaccettato affresco dell’esperienza umana, in una trama tessuta intorno ad un palazzo romano affacciato sul Tevere.

I Personaggi

Serafina

“Sei una svergognata… hai disonorato la nostra casa… Da oggi non sei più nostra figlia.” Rigettata prima dai genitori perché ragazza madre, poi perché da “serva” diventata “padrona”: “…roba da pazzi, adesso avremo anche le fantesche alle riunioni di condominio.”


Una giovane donna “cancellata” dalla famiglia, alleva sola il suo bambino. Un’esistenza di sacrifici coronata dal successo, perché il figlio di NN “si è fatto strada nella vita anche se è partito più indietro degli altri,……non è stato facile per lui crescere senza padre” e anche se “da piccolo non gli ho fatto fare una bella vita”. Malgrado la malinconia che i nonni siano morti “senza conoscere l’unico nipote”, Serafina, che per tutta la vita ha fatto la domestica, oggi è felice, abbracciata dall’amore del figlio e senza preoccupazioni materiali. Ma non a tutti va a genio che l’ex domestica viva “da padrona” nel palazzo dove andava a servizio.

Gerundio

“Io venuto in Italia… per lavorare in casa, no per fa’ come schiavo di vecchia signora malata in testa.” Quando l’anziano è il vero schiavo.

Un domestico divenuto badante non sopporta la nuova situazione di lavoro che si è creata. Dominato dall’ “ormone”, tralascia il suo compito di accudire l’anziana che gli è affidata. Una pulsione che lo porta a perdere il posto. Ma non la convinzione di aver subito un torto, perché “Vecchi malati deve stare in altro posto, in special home, no in casa normale.”

Il Giuramento di Ipocrita

“Io non lo volevo fare questo lavoro”. Quando la famiglia uccide una vocazione.

L’amara riflessione di un uomo che non ha saputo ribellarsi alle pressioni della famiglia - una genia di avvocati, medici, notai, “gente rispettabile con una professione seria” – e che ha sacrificato la sua passione per la pittura per diventare un medico controvoglia. Ma questa non vocazione “è una gramigna: devi continuamente estirparla per tenerla a bada, e riesce comunque a insinuarsi sotto la pelle tuo malgrado, cosicché ti ritrovi a essere medico notte e giorno”. Al punto di invidiare quelli che un bel giorno mollano tutto e tutti, come il senzatetto che vive nella nicchia del palazzo dove vivono alcuni suoi pazienti.

Sebastian

“… in fonno sei ospite ner Paese mio e – scusa se t’o dico – stai pure a leva’ lavoro a uno nato qua”. Un tipico romano disincantato e qualunquista, con un velo di “candida” xenofobia redenta da una bontà di fondo.
Un garzone di bottega un po’ bullo si lamenta di tutto e tutti, all’insegna dei luoghi comuni: la pioggia, il traffico e soprattutto la “vecchiaccia”, datrice di lavoro “sempre rintanata dietro ‘a cassa, co’ le chiappe ar caldo e la stufa sotto le fette, a conta’ i sordi”. Anche un lavoratore domestico straniero è oggetto dei suoi strali. Ma poi, tra uno sfottò e l’altro, rivela un cuore generoso quando scopre che il malcapitato filippino è appena stato licenziato.

La Signora Castellini Guarneri

“... io non mi ci ritrovo più”: resistere contro gli invasori.
La lotta ostinata di un’anziana benpensante contro la società che non è più quella di una volta e contro la nuova – sgradita – fisionomia variopinta del quartiere. Il classismo che non si arrende di fronte alla nuova fluidità etnica e sociale: gli stranieri trattati al pari degli italiani, i domestici che diventano padroni, i matrimoni che falliscono, la libertà sessuale. La signora Castellini Guarneri: baluardo del gusto, del perbenismo, campione eccellente del rifiuto dell’altro.

Wladimiro

La “sfiga ….di avere un padre frocio”
I turbamenti di un adolescente che scopre la sessualità “diversa” del padre: “Non ci pensa a me, a come mi rovina la vita, se ‘sta cosa si viene a sapere?”. Una riflessione semiseria sulle nuove famiglie, fino a scoprire che forse – in fondo –l’affermazione “Raga è una tragedia” è esagerata.

Giulia

“… volevo a tuti i costi essere accettata, ma non si può piegare il pensiero altrui.”
Quando i genitori diventano figli: la vittima dell’intolleranza in famiglia per i suoi amori immorali difende l’anziana madre malata dall’incuria del badante. Un’affannosa e ironica ricerca del suo sostituto perfetto, o almeno adeguato, ma basterebbe anche decente, che rischia però di mettere a repentaglio la nascita di un altro amore scandaloso.

Marco

“Ecco, di fronte a me stava un esemplare di cafonazzo di quelli che mi danno l’orticaria.”
L’insofferenza controllata – diplomatie oblige - verso le proprie origini, lo snobismo culturale in un misto di ripulsa e attrazione - “ho sempre subito il fascino dell’orrido” – nei confronti di un conterraneo colpevole di non aver saputo o voluto evolvere, e delle sue affermazioni grossolane.

Vittoria

“… i lividi sono ancora ben visibili: sulle braccia, sulle gambe, e soprattutto sulla pancia e al centro del petto, sotto la giunzione delle clavicole.”
Quando la trepidazione nasconde altro. Storia di una liberazione. Perché ogni tanto qualcuna ci riesce, in tempo e secondo le regole. E si può tornare a respirare e a mostrarsi.

Sofia

“…minuziose selezioni di abiti …. accompagnate da un’agenda sempre più piena e con molte trasferte, lui che è sempre stato un comodone.”
Delitto e castigo in versione commedia: quando il tradimento ha la meglio sulla coppia, ma non su di lei. Il racconto ironico e un po’ amaro di una donna che si prende la rivincita sul marito fedifrago. Perché il sesso debole non è sempre tale.

Lilli

“Mamma, papà, che schifo, che state facendo!”
L’allegro ritratto di un matrimonio riuscito, che dopo anni riesce ancora a stupire. Ma i figli certe cose non le capiscono.

Camilla

“Abbiamo ballato senza musica, cantato senza parole, sospirato senza fiato.”
Amore, oltre ogni ragionevole dubbio. Che nessuna intolleranza potrà infangare.

Il Senza Nome

“Marta, Giacomo, dove siete? L’ambulanza è partita e la morte si è dimenticata di me.”
“…giorno e notte sono tormentato dalle mosche e dai vermi. Lo sentite anche voi, il rumore che fanno dentro la mia testa?” Il grido di dolore di un uomo che non ha più un posto al mondo. Un’esistenza spezzata in cui anche la speranza se n’è andata in frammenti taglienti.

Claudiu

“…ho anche lasciato biglietti in supermercato per ripetizioni di matematica. Qualcuno ha telefonato, poi quando dico che sono rumeno, facciamo sapere mi dicono. Ma nessuno richiama.”
Un insegnante straniero emigrato per necessità in Italia si ritrova a pulire le scale nei condomini, perché “quando c’è famiglia, senza lavoro non si può.” E se i pregiudizi sono sempre duri a morire, per fortuna anche la speranza è tenace.

Giovanni, Domitilla e Gina

- “E’ diventata una guerra, questa,… per vedere chi abbandonerà per primo la partita.”
- “Mi urta perfino il modo in cui tieni in mano la tazzina del caffè.”
- “Non è il nostro giorno, ma se lui venisse e non mi trovasse non me lo perdonerei.”
Un matrimonio si sbriciola nel silenzio e nel tradimento, mentre per “l’altra” fiorisce la speranza di una nuova vita: “Resterò qui, avvolta nella polvere d’oro, a farmi accarezzare dal sole pensando che siano le sue mani e la sua bocca.” Per tutti una liberazione.

Olivia

“Ma io non mi lascio trascinare nelle sue argomentazioni: partono da presupposti sbagliati, quindi è sbagliato tutto il ragionamento che ne consegue. ”
La società evolve: nuove regole, amori diversi, famiglie ricomposte. Ma non è sempre facile accettare i mutamenti. In alcuni casi, poi, è impossibile. Quando la religione diventa una trappola.

Clementina

“…non si tenti di convincermi che quando lo bacia, non venga sfiorata dal pensiero che, più tardi, il suo sorriso smagliante finirà in un bicchiere pieno d’acqua sul comodino.”
…perché la differenza d’età, in amore, spesso è inaccettabile. Il labile confine tra l’amore per i genitori e quello per l’eredità. La guerra scatenata e acida di una figlia, tra recriminazioni e strepiti, contro la giovanissima fidanzata del padre.

Luana

“… gli vorrei bene anche se fosse povero, perché è l’unico uomo che mi abbia mai rispettato.”
A volte, gli angeli esistono e amano senza motivo ulteriore. L’inaspettata autenticità di un sentimento che riesce a valicare le differenze generazionali, culturali e sociali. Ma non a scalfire i pregiudizi.

Adriano

“A’ papà, che palle ‘sto vecchiume, a noi non ce ne frega niente di Cicerone e Giulio Cesare, noi vogliamo fare qualcosa che ci piace.”
La buffa resistenza di un padre ampolloso erudito contro i figli e il “futuro che essi pensano di desiderare.” Un professore tramortito dalle loro scelte, che alla fine accetterà, bonario, i “sogni moderni dei ragazzi contemporanei”.

Adila

“Io in Pakistan non ci voglio andare. E’ buio pesto, qui, e fa caldo da morire… per favore, fatemi uscire, farò quello che volete… Mi chiamo Adila, ho diciotto anni e volevo fare il medico.”
Il rifiuto di un matrimonio combinato, l’aspirazione di diventare pediatra, il desiderio di crearsi una famiglia per scelta, fare sport…. La tragica storia di una giovane pakistana nata in Italia che vive nella disperata attesa della maggiore età per trovare la libertà e realizzare i suoi sogni di normalità. Ma lo scontro tra differenze culturali è brutale, perché l’integrazione non è mai facile, soprattutto se il rifiuto è radicato in seno alla propria famiglia.

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